
Conte digitale, flop di Immuni e smart working paralizzante: cambiamo rotta
In questi giorni ho memorizzato tre flash che poi, connessi tra loro, mi hanno fatto riflettere. Il primo riguarda un presidente Conte tutto contento per i soldini ottenuti alla Ue che annuncia: faremo un'Italia digitale. Il secondo è il mostruoso fallimento di Immuni (se volete saperne di più ecco il link del pezzo scritto più di tre mesi fa http://www.claudiocoluzzi.it/news/l-app-immuni-una-favola-digitale.html ), il terzo è accaduto ieri mattina. Ricominciamo da tre. Avevo bisogno di un dato su un comune e mi sono messo in contatto telefonico con l'ufficio preposto. Sono stati molto gentili a rispondere: dieci minuti e le inviamo una mail. Passata mezz'ora richiamo e l'interlocutore di prima risponde: "Sa, la collega è in smart working, mi ha detto che dobbiamo darle il tempo di accendere il computer". Ma come, durante l'orario di lavoro sta con il computer spento? E come fa a lavorare? Passa un'altra mezz'oretta e il dato richiesto arriva.
Uno, due e tre. Mi chiedo: a cosa serve dotare ogni italiano di due pc e cinque smartphone con una fibra intergalattica se chi è in smart working non accende il computer? Il vero problema è che siamo stati catapultati dal virus, per necessità, in un'era iper digitale e abbiamo sul lavoro una mentalità da uomini delle caverne. La vera sfida attuale è quella di organizzare il lavoro in maniera tale che noi tutti che stiamo a casa siamo produttivi nell'ambito di un nuovo sistema di servizi che non c'è. La dimostrazione di quanto sia vero questo viene anche dal fallimento dell'App immuni. Come si può pensare che tutti gli italiani scaricavano un'App che, per funzionare, richiede una sorta di autodenuncia e la consapevolezza di essere positivi. E' come mettere in circolo l'App contro i ladri che funziona se uno dichiara che è ladro e poi quella ci dice tutti gli altri ladri con cui il primo è venuto in contatto. Diciamolo chiaramente, abbiamo tante altre virtù, ma questo comportamento non ci appartiene e non c'è App che tenga. Quindi non consideriamo il digitale a tutti e tutti come la soluzione di ogni male. Soprattutto se ci sono ancora strade a pezzi, scuole in cui piove, tribunali in cui per giungere ad una sentenza occorrono 15 anni, aree industriali disegnate solo sulla carta e assediate da mille disservizi. La priorità, anche approfittando dei soldini Ue, è di creare infrastrutture materiali e non solo mondi virtuali. Altrimenti spenderemo milioni di euro per connetterci al nulla e, per avere un certificato, bisognerà, come ora, attendere tre giorni.
Sotto un divertente video sullo smart working