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Draghi per me già da 10 e lode quando dice ai ministri: sobrietà nella comunicazione

Il presidente Draghi ha, a mio giudizio già fatto, una cosa importante: è stato zitto ed ha raccomandato ai suoi ministri di lavorare e stare zitti. E' stato zitto nella scelta dei ministri che, noi tutti, abbiamo conosciuto solo quando li ha designati. Inoltre non ha rilasciato finora alcuna intervista. Cosa ha infatti da dire un primo ministro se non ha ancora iniziato ad operare? Questa regola del sostituire il verbo "fare" (possibilmente coniugato al passato) con il verbo "dire" dovrebbe essere l'imperativo categorico di chiunque amministra la cosa pubblica. Non lo è, speriamo che lo sia per il nuovo governo. E questo non per un mio gusto personale ma per l'osservanza di quello che è il dettato costituzionale. La nostra Repubblica si fonda su una netta distinzione dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario. Chi fa le leggi (il Parlamento) ha necessità di confrontarsi e discutere, chi deve operare (il Governo) ha l'obbligo di comunicarci quello che ha fatto non quello che ha intenzione di fare o che forse farà. Per quanto riguarda il potere giudiziario non avrebbe alcuna necessità di parlare affatto (ma anche in questo caso i magistrati logorroici non mancano).
Quindi l'azione di un governo, dal punto di vista metodologico, dovrebbe svilupparsi in una maniera molto semplice: faccio, comunico cosa faccio, l'elettorato poi valuta l'efficacia di quello che è stato fatto o non fatto e, quando vota, si regola di conseguenza. La nostra Repubblica, invece, fino a ieri, era popolata in maniera quasi esclusiva da dichiarazioni di amministratori che dicevano: si deve fare questo, si deve fare quello, tra l'altro usando una terza persona indefinita, per cui non si capisce non solo cosa si deve fare ma soprattutto chi lo deve fare. Questo modo di "fare politica", che si trasferisce aggravato al livello regionale e comunale, mi ricorda tanto il calcio giocato e il calcio parlato. Nel calcio ci sono 22 persone che giocano per 90 minuti e 22 milioni di persone che parlano di quella palla per una settimana. Ora per il calcio, che in fondo è solo un gioco, questo atteggiamento va bene, per la politica, che dovrebbe risolvere i problemi della collettività, non va bene affatto. Quindi Draghi avanti in silenzio e le chiacchiere dei politicanti (come quelle attuali suoi sottosegretari) le mettiamo insieme al calcio parlato.