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DIARIO DI VIAGGIO: Odisseo in treno da Innsbruck a Cercola

L'uomo dai molti modi ispira mi, o Musa, che moltissimo errò...

Nun c'ia facc cchiu', sto' ncoppa a stu coso a stamattina e' sei”.


Il primo è il verso iniziale dell'Odissea, con cui Omero, narrò le gesta di Ulisse (in greco Odisseo), l'ultimo a rientrare in Patria dopo la presa di Troia, perchè trattenuto dalla dea Calipso.

Il secondo è il grido di dolore del passeggero che ho incontrato sull'Alta Velocità l'altra sera e che, alle 23, era ancora in viaggio con incerte prospettive di raggiungere casa. Già perchè, quando Omero scrive, Ulisse ha già “baciato la sua petrosa Itaca, bello di fama e di sventura”. Mentre io scrivo, invece, (ovviamente senza azzardare alcun paragone) il povero Cristo che ho incontrato non so se a casa ci è mai arrivato. Senza contare che bello non era, anche se la sventura non gli mancava e la fame nemmeno: “A stamattina stongo riuno, nun aggio magnat nu c...”.

Il finale quindi resta incerto ma il racconto lo facciamo iniziare, in stile poema greco, in “medias res”, ossia nel mezzo del casino.


“Giuvinotto facititeme scennere”. Il tono era ansioso, a tratti agitato, io stavo posizionando la mia bici pieghevole nei pressi della porta del treno per essere pronto a “sbarcare” a Caserta, dopo un'ora di attesa nel sottopasso della stazione di Benevento. Di quei momenti ho ricordi confusi, mi sembra ad un tratto di aver visto anche passare due pinguini. Forse quando la voce dell'altoparlante ha sentenziato: “Il treno Alta Velocità subirà un ritardo non inferiore a 60 minuti causa neve”. L'Alta Velocità, infatti, era stata bloccata in un luogo imprecisato dell'Avellinese. Salgo finalmente a Benevento, con un'attesa ulteriore di 75 minuti rispetto all'orario previsto (ahee mi esprimo come il signor Trenitalia, mi viene automatico di contare il tempo in minuti).

Sul treno non faccio caso ad Odisseo. “Giuvinotto, faciteme scennere”, mi giro e vedo un signore bassino, rotondo, capelli grigi a coda di cavallo, giubbotto che gli arriva alle ginocchia, occhi spiritati. Gli rispondo: “Non si preoccupi, quando il treno si ferma devo scendere anche io”. “Ma perchè non si è fermato, vedete bene che si è fermato. Stiamo a Caserta vero, faciteme scennere nun ci'a' faccio cchiu'”. Il tono è da attacco d'ansia. Con calma gli faccio notare che la carrozza si muove, le luci dei pali dell'illuminazione scorrono attraverso il finestrino. Non siamo arrivati, il treno non è fermo. Poi la butto lì: “Ma voi da dove venite?”. Non l'avessi mai detto, la risposta è una mitragliata di parole interminabili. “Sono partito con il treno alle sei dall'Austria il paese non me lo ricordo e poi non lo so nemmeno dire. Arrivati a Bolzano il treno si è fermato per neve. Ci hanno fatto salire su un pullman dopo due ore per andare a Pescara. Sei ore, a dieci all'ora”.

“Ma dove dovevate andare perchè vi trovate qui, avete sbagliato treno?”.

“Nooo dovevo andare a Bari, ma non a Bari proprio, poi ho preso il pullman dovevo fare un servizio poi ho preso un altro pullman”. Vedo che farfuglia e la geografia non è il suo forte. Facendo un rapido calcolo desumo che in questa prima fase ha viaggiato per una decina di ore. E' partito da un paesino in Austria per andare in un paesino in provincia di Bari. A fare cosa non si capisce, provo a comprendere almeno dove deve andare ora. Non me lo dice vuole continuare il racconto: “A Bari sono salito su questo treno per andare a Caserta. Poi il treno si è fermato, Madoo a' neve. Io senza mangiare, senza bere. Sto riuno a stammatina. Si è fermato...faciteme scennere”.

Passa un controllore e gli dice al volo: “Stia tranquillo, pochi minuti e siamo a Caserta.”

Io torno alla carica: “Ma dove dovete andare?”. Lui questa volta risponde con un sibilo: “A Cercola”. “Sono le 23,30 ma come ci andate a Cercola, vi vengono a prendere?”. “No mo mi riposo un po' sopra il binario, poi prendo un treno per Napoli e poi si vede”.

Il treno si ferma. La porta si apre. Odisseo mi scavalca e scende sulla banchina con un balzo. Dietro di me ha lasciato un valigione-armadio azzurrino, provo a passarglielo ma non ce la faccio. Un altro passeggero mi aiuta e glielo mettiamo giù dal treno. Lui armeggia, aggancia il valigione-armadio su un carrellino e si avvia trotterellano lungo la banchina, nella direzione opposta all'uscita. Il vento ha ripreso a soffiare tagliente, si sente solo il suo sbuffare e il suo intercalare: “Madoo, Madoo...”. Passa un treno, si ferma, vedo che è ritardo ed è diretto a Roma, con la coda dell'occhio scorgo Odisseo che sale, il treno riparte. Noooo ha sbagliato treno, Cercola è nell'altra direzione, sta tornando indietro...


L'uomo dai molti modi ispira mi, o Musa, che moltissimo errò...

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Un treno trasporta varia umanità, me compreso, che quasi quotidianamente copro il tragitto Caserta-Benevento-Caserta. Due volte al giorno, solo 45 minuti con l'Alta velocità in genere (ma tra ritardi, rallentamenti, stop forzati, i tempi non sono mai tali). Questo Diario di viaggio vuole raccontare di tale umanità. E il tutto è lasciato al caso perchè, ogni volta, ho un numero di prenotazione che mi assegna questo o quel compagno di viaggio. In fondo un treno e solo un mezzo per un viaggio nel viaggio: la vita.