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Tatiana, la stupidità e la patologia dei social

Il fatto, come tutti i fatti, può essere raccontanto  con una frase: "Una ragazza di 27 anni ha organizzato la sua sparizione per accrescere i suoi followers suoi social". Per descrivere e analizzare invece la gravità, la pericolosità, l'allarme sociale che sintetizza questa storia occorrerebbe un'enciclopedia. Un'enciclopedia che nessuno leggerebbe perchè il "popolo" di Tatiana e delle migliaia di persone che ormai vivono in maniera patologica la fruizione dei social, è quello che filmava con i telefonini e applaudiva all'esterno della casa dove Tatiana (che stava meglio di tutti noi, dormiva e mangiava e guardava i social per 10 giorni) è stata ritrovata.
Stava li con il suo fidanzato, quello che aveva convinto a denunciare la sua scomparsa, che piangeva in tv, che rischiava di essere arrestato per omicidio, mentre lei controllava sui contatori digitali del web come si moltiplicavano i followers e quindi cresceva la sua "fama virtuale". Per conquistare quella notorietà, sia ben chiaro, non è che Tatiana non ha fatto nulla: ha guardato insensibile gli appelli dei genitori disperati che non avevano più notizie, ha fatto sperperare risorse preziose che lo Stato riserva alle forze dell'ordine, ai magistrati per cercarla ovunque. Ha preso, insomma, per i fondelli un'intera nazione attraverso il web ma anche tutti i maggiori giornali italiani e molti stranieri che oggi avevano una sua enorme foto in prima pagina sul "giallo di Tatiana". Brava Tatiana, obiettivo raggiunto ma, se proprio vogliamo applaudire per cortesia, evitiamoci il bis. Proviamo ad evitare che ci siano (come purtroppo ci sono) in giro centinaia di Tatiane e Tatiani, ossia ragazzi che ormai compiono violenze e ogni sorta di atti inconsulti solo ed esclusivamente per filmarsi e filmare e per acquisire un'effimera notorietà (Tatiana la dimenticheremo tra una settimana, giusto il tempo di fare un giro tra i talk show). Ma per evitare che ci siano altre imprese del genere (l'unica consolazione è che in questo caso nessuno è stato ucciso, o picchiato o accoltellato o violentato) c'è un solo modo: educare al web i ragazzi fin dalla scuola dell'obbligo. Far capire loro, magari con il loro linguaggio e gli stessi social, che non esiste fama e ricchezza senza impegno, sacrificio, rispetto degli altri. E che esiste una legge primaria della comunicazione che è poi anche della vita: tutto ciò che si conquista velocemente e senza sforzo, credendo che esistano diritti senza doveri, (in questo caso il diritto di essere ricchi e famiosi senza studiare, sudare, impegnarsi e lavorare) si perde velocemente. Buona vita Tatiana.