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DIARIO DI VIAGGIO: Sandruccio filo e' Scozia

                                           

“Sandruccio filo e' Scozia” lavora sui treni. Sandro è il suo nome “filo e' Scozia” il soprannome con cui lo conoscono tutti e a cui lui tiene moltissimo. E' una sorta di marchio della ditta perchè lui fa il venditore di calzini (itinerante, abusivo e senza biglietto). L'ho incontrato sull'Intercity Bari-Roma, uno di quei treni costretti a rallentare e fermarsi per dare, ogni dieci minuti, la precedenza all'Alta Velocità che, a sua volta, è perennemente in ritardo. Prendo questo treno a volte per anticipare il rientro a casa e, ogni volta, mi pento di averlo fatto. Perchè, alla fine, arrivo più tardi dell'Alta Velocità (che pur giungendo in ritardo, parte, da tabella, due ore dopo).

Sandruccio mi si accosta in un momento in cui l'Intercity è fermo in attesa del transito dell'Alta Velocità. E' sorridente, gentile, non invadente. Porta appesa alla spalla una grande borsa in plastica afflosciata perchè vuota. In mano un paio di fantasmini da donna, con il bordo merlettato. “Ho finito tutto, mi sono rimasti solo questi che per voi non vanno bene. Ma li potete regalare alla vostra fidanzata, è filo e' Scozia...”. Sorride e guarda la fede che porto al dito, ovviamente non gli è nemmeno sfuggita la mia età. Tecnica di vendita, io comprendo e lui comprende che io comprendo. Si siede di fronte a me, alza le mani come per dire che non vuole vendermi nulla, si rilassa e sfila dalla borsa un paccchetto di patatine, ne mangia un paio e me le offre.

Inizia una fase di studio. Io sono incuriosito da lui, lui ha solo voglia di parlare, ma cerca di capire chi sono e che mestiere faccio. Risponde alle mie domande e scopro che viene da Cardito, è sposato e separato con due figli, compra i calzini a Napoli, arriva con l'auto a Caserta che lascia nei pressi della Stazione, e poi prende (ovviamente senza biglietto) l'Intercity per Bari. Scende e risale a tutte le fermate, fa il giro dei paesi fuori ai supermercati, quando risale vende in treno. A fine giornata, al netto delle spese, guadagna tra i 70 e gli 80 euro.

Con lui parlo piacevolmente per circa un'ora di filosofia, etica professionale, religione. E penso che in tutte queste materie avrebbe i titoli per insegnare all'Università. Mi spiego meglio riportando una sintesi del dialogo.

Sandruccio, ma perchè vende sui treni. Non sarebbe più comodo fare giri per le strade?

La gente sul treno non ha un c...da fare. Poi i treni sono sempre in ritardo. Per strada una persona ti scansa appena capisce che vuoi vendere, qui se ci sai fare è più facile entrare in confidenza. Poi qui siamo tutti sulla stessa barca, tutti incazzati per il ritardo e quindi mi considerano uno di loro e, alla fine, il calzino se lo comprano. Ma io in verità non vendo calzini. Io vendo chiacchiere. Ma secondo voi la gente esce di casa senza calzini? Esce di casa che ha bisogno di parlare con qualcuno e se io parlo bene, alla fine si comprano pure i calzini che non gli servono”. (Filosofia - La teoria delle contraddizioni Hegel)

Mentre dialoghiamo Sandruccio getta ogni tanto uno sguardo veloce in fondo al vagone, da una parte e dall'altra, comprendo che così monitora gli spostamenti del controllore. Il fatto che sta a parlare con me, seduto, lo fa passare inosservato. Ancora una volta capisce che io capisco e dice: “Ma vui facite o' sbirro e mestiere...”. Rispondo con un secco No. E' la prima volta che si esprime in dialetto, anche perchè parla un italiano corretto. Ma ora ha deciso di scendere ad un maggiore livello di familiarità. E io ne approfitto e passo al tu.

Ma perchè ce l'hai con i controllori? E' il loro lavoro, come vendere i calzini è il tuo...

O saccio, è io li rispetto, ma ca' ncopp loro song e' guardie e io o mariuolo. Loro mi scacciano e io li faccio fessi. In fondo è un gioco. Ma la vita è tutto un teatrino. La mattina si alza il sipario io piglio la borsa e vado sui treni senza biglietto, loro si mettono il cappello e mi cercano per buttarmi fuori. A fine giornata si chiure o' sipario e ognuno torna a' casa soia. Ma pure per la commedia bisogna essere uomini. E qualcuno sotto o cappiello ce tene e' corna”.(Etica Professionale- Francesco Merletti)

Che cosa vuoi dire?

Voglio dire che ci sono controllori persone per bene e controllori che lo sono meno. Qualcuno quando mi trova senza biglietto mi dice parole brutte e lo fa davanti agli altri per umiliarmi. Questo non è necessario, basta prendermi in disparte, io mi metto vicino alla porta e alla prima fermata scendo

E tu cosa fai in questi casi?

Io sto zitto, chiedo scusa, hanno ragione loro, io sto senza biglietto. Ma sorrido e penso che nu strunz, primo o poi, o trova uno chiù strunz e isso che o' vatte. (Religione Il Karma – Budda).

Arriva il controllore, è una ragazza, ci guarda e dice: “Biglietti per favore!”. Io le mostro l'abbonamento. Sandruccio risponde: “Io non ce l'ho”. E lei: “Come non ce l'ha, lei mi ha viso quando è salito perchè non mi ha detto che non aveva il biglietto?”. E Sandruccio con tono serafico : “Perchè se glielo dicevo non mi faceva salire”. “Non si muova di qui che vado a consultarmi con un collega per sapere cosa devo fare con lei”.

Sandruccio si alza e si dirige in fondo al treno, in direzione opposta alla ragazza con il cappello. Poi si gira e mi dice con un sorriso: “Ma voi che mestiere fate?”. Questa volta gli rispondo: “Il giornalista”. E lui di rimando. “Ah campate con le chiacchiere pure voi, perciò ci capiamo”. “Già e per andare a venderle anche io salgo ogni giorno su questo treno come te. Facciamo lo stesso lavoro in fondo”.  La sue ultime parole sono disarmanti, ma le scandisce con calma, anche se i controllori spuntano già in fondo al vagone: "No dotto', simme sul omnn uguali, ma voi tinit o' biglietto, io no”.


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Un treno trasporta varia umanità, me compreso, che quasi quotidianamente copro il tragitto Caserta-Benevento-Caserta. Due volte al giorno, solo 45 minuti con l'Alta velocità in genere (ma tra ritardi, rallentamenti, stop forzati, i tempi non sono mai tali). Questo Diario di viaggio vuole raccontare di tale umanità. E il tutto è lasciato al caso perchè, ogni volta, ho un numero di prenotazione che mi assegna questo o quel compagno di viaggio. In fondo un treno e solo un mezzo per un viaggio nel viaggio: la vita.