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DIARIO DI VIAGGIO: La stazione è una macchina del tempo

Una stazione ferroviaria è una macchina del tempo. Puoi tornare indietro nel passato, andare avanti nel futuro, comprendere che il presente non esiste, sospeso tra un passato che non c'è più e un futuro che non c'è ancora.
Ci sono cose, atteggiamenti, abitudini che sopravvivono solo in una stazione ferroviaria, a volte aggrappate ad una consuetudine antica. Basta guardarsi intorno mentre si attende il treno, magari distogliendo lo sguardo dallo smartphone per qualche minuto. Così si può notare un signore che sembra provenire da un passato senza internet. Armato di foglio e penna si appoggia al muro e segna, con calma, gli orari dei treni stampati sull'enorme tabellone giallino che ormai nessuno guarda più. Mi fa venire in mente mio padre che, quando doveva prendere il treno, andava due volte in stazione: la prima per annotare gli orari ed acquistare il biglietto, la seconda con il biglietto ferroviario e l'appunto in tasca, per prendere il treno. Ora abbiamo l'App, si fa tutto con un clik, consultazione, orario e acquisto biglietto on line: di fisico, e quindi di umano, non c'è più nulla. Nemmeno il biglietto a forma di cartoncino da timbrare e custodire fino a termine viaggio.

Ma in una stazione ferroviaria, fateci caso, sono svaniti anche alcuni rumori. Come quello dell'acqua della fontanina, sempre fresca, invitante, a due passi dal binario. Così l'altra mattina, in preda ad un déjà-vu, mi sono diretto verso la fontanina al binario uno della stazione di Caserta. Volevo, forse per un'abitudine sopravvissuta in qualche angolo del mio cervello, piegarmi e bere con le labbra direttamente l'acqua che scorreva. Ma no, l'acqua non c'è più, e bisogna ringraziare il signor Trenitalia se è rimasta la fontanina disattivata. Ora se vuoi bere, devi andare ai bagni in cui si accede con 1 euro che aziona la porta elettronica, poi devi mettere la mano davanti al sensore del distributore d'acqua. Ma non puoi bere con le labbra: primo perchè il rubinetto non c'è (al suo posto solo un innaturale flusso a getto) secondo perchè nel frattempo ti è passata la voglia.

Per fortuna, in barba a tutte le leggi e ai regolamenti, qualcosa di umano è rimasto. I ferrovieri che non usano i sottopassaggi, le scale mobili e gli ascensori, come tutti gli altri mortali, per andare da un binario all'altro. No, loro, attraversano i binari, passano sulla linea ferrata, dopo aver guardato da una parte e l'altra se sopraggiunge il treno. Come facevo anche io 40 anni fa, quando lo facevano tutti. E non si tratta solo di ferrovieri prossimi ormai alla pensione che quindi ripetono un gesto ormai non più di moda. No i binari li attraversano anche ragazzini appena ventenni, uomini e donne, che sono stati oggi assunti da Trenitalia. Mi immagino il discorsetto del Capo stazione il giorno in cui entrano in servizio: questo è il cappello, questo il fischietto ma soprattutto, da questo momento in poi voi, solo voi, in stazione potete poggiare i piedi sulle rotaie. Sono invidioso, mi hanno tolto la fontanina, penso che farò domanda da ferroviere.